Sia ben chiaro che non intendo spezzare alcuna lancia a favore della mafia, ma solo analizzare la genesi di un fenomeno per cercare di capirne i motivi della sua origine. Questo aiuterà ad ipotizzare gli stessi presupposti per altre situazioni analoghe.
Per unanime convergenza, confermata dalla commissione d’inchiesta bicamerale iniziata nel 1962 e terminata nel 1976, gli storici considerano il momento dell’unità d’Italia quello in cui si sviluppò l’antistato, da non confondere con il contemporaneo fenomeno del brigantaggio di connotazioni diverse da quelle della mafia; i primi attentavano le proprietà private per un proprio arricchimento illecito e quindi erano contro i nobili ed i feudatari, i secondi si ponevano al servizio dei proprietari per difenderli, in pratica gli eredi dei “bravi” di manzoniana memoria.
Pur essendo antagonisti, mafiosi e briganti rappresentavano una perfetta simbiosi: le due facce di una stessa medaglia, i briganti minacciavano i latifondisti ed i mafiosi traevano vantaggio offrendo loro protezione.
Con l’avallo dei potenti isolani, l’organizzazione mafiosa non poteva che rafforzarsi penetrando sempre di più nella società italiana arrivando fino ad occupare posti nella politica (Ciancimino fu sindaco di Palermo e Salvo Lima addirittura europarlamentare, per non parlare dei sospetti su Andreotti e Fanfani)
Ma veniamo alle cause ed ai perché: quando il sud fu annesso e colonizzato dal nord fu spogliato di tutti i suoi beni, compresa la dignità: è noto che al momento dell’unificazione le casse dei Borboni contavano circa 440 mln di lire contro i circa 20 dei Savoia che ovviamente passarono di proprietà; ma non solo soldi, anche la tecnologia avanzata fu requisita (nota quella dei macchinari tessili di San Leucio che arricchirono i Marzotto) e come se non bastasse fu inventata la suddivisione tra comuni aperti e comuni chiusi con la legge 1827 del 3 luglio 1864.
Tale suddivisione non era un semplice catalogare i territori in base al numero di abitanti, ma era finalizzata a far pagare le tasse al sud (comuni chiusi) per far usufruire dei benefici il nord (comuni aperti) Che dire poi delle condizioni dei prigionieri borbonici, Fenestrelle è stata un modello per Auschwitz, dei loro 40.000 ne sopravvissero circa il 10%.
Con questi presupposti non è difficile immaginare la mentalità di chi nasce al sud compresa la propensione all’evasione fiscale.
A questo proposito mi viene alla mente il problema dell’immigrazione, clandestina o meno. Gli stati cosiddetti civili potrebbero risolverla radicalmente: basterebbe restituire agli stati invasi quanto depredato durante secoli di colonizzazione, vedrete che non si fanno più vedere, anzi saremo noi a fare i “vo’ cumprà” da loro.
In conclusione, condanniamo non solo la mafia, ma la violenza tutta e a distanza di 161 anni, istituiamo il giorno dell’integrazione tra le persone di qualunque colore, sesso tendenze o cultura esse siano.