E’ nata prima la vittima o il carnefice? Sovente mi interrogo sulla risposta da dare.
Mai mi era capitato prima di rifletterci con tale intensità. Ma soprattutto, dietro a tale quesito, qualcosa, specie in questo periodo storico, mi rende inquieto.
Non comprendo il motivo da cui sorge tale mia riflessione: a tutta prima, irrazionale.
E un po’ come se mi domandassi se fosse nato prima l’uovo o la gallina avendo, non solo, la supponenza di esprimermi sul tema ma , di farlo in modo irrispettoso.
Tendenzialmente infatti non rispondo mai a una domanda con un’altra domanda. Ma, in questo caso qualcosa mi forza a fare una eccezione.
E, per non sentirmi molto in colpa rispetto alla violazione delle regole di “buona creanza”, indulgo con me stesso, dicendomi che le “regole sono fatte per chi non si sa regolare”.
Per questo mi chiedo: “E se l’uovo e la gallina fossero nati insieme?”.
E se la guerra e la pace fossero come l’immagine della mia persona percepita specchiandomi davanti a ruscello di montagna? Che anomalia questo mio modo di riflettere!
Se fossi una macchina biologica, probabilmente, sarei portato in officina di ingegneria-genetica per la riparazione della parte danneggiata. Ciò mi farebbe riprendere la “norma-le” funzione divisiva causa-effetto che vede come naturale il concetto alternato di guerra e pace, di vittima e carnefice di bello e di brutto. Forse come il computer dotato del sistema binario “ zero-uno” avrei l’opportunità di essere rigenerato o riprogrammato per riprendere a svolgere le attività a cui sono asservito . Il tutto nel rispetto delle regole di convivenza civile che caratterizzano le attuali circostanze di vita.
Se “l’eccezione conferma la regola” e il mio modo non razionale di pensare viene tollerato e poi oggetto di riparazione, allora cosa potrebbe accadere se qualcosa dentro di me facesse emergere ancora una eccezione?
Il punto di vista sul mio patrimonio genetico, sul contesto in cui mi trovo, sul vissuto umano e professionale, sulle amicizie, sugli affetti, sulla famiglia, sulla guerra e la pace , se continuassi a porre eccezioni poco ragionevoli , potrebbe assumere una prospettiva nuova? Magari facendo scoprire un approccio in cui sarà possibile armonizzare un sistema divisivo con un sistema comprensivo? In cui vittima e carnefice, Caino e Abele, si rendono conto che giudicando il giusto creano loro stessi, essendone inconsapevoli succubi, lo sbagliato?
E’ un periodo della vita che mi accorgo, sempre più, che determinati comportamenti emotivi o taluni modi vedere le cose, sono talmente radicati in me che è quasi se rispondessero alle sollecitazioni della vita al posto mio.
Ma se non fossi solo una struttura psico/fisica? Allora cosa?
30 aprile 2022 Giuseppe Carbone
CANTO DEGLI INDIANI NAVAJO
Non piangere sulla mia tomba: non sono qui.
Non sto dormendo. Io sono mille venti che soffiano.
Sono lo scintillìo del diamante sulla neve.
Sono il sole che brilla sul grano maturo.
Sono la pioggia lieve d’autunno.
Sono il rapido fruscìo degli uccelli che volano in cerchio.
Sono la tenera stella che brilla nella notte.
Non piangere sulla mia tomba: io non sono lì.