Ricevo e pubblico volentieri, il contributo fornitomi da una persona che ho conosciuto durante una mia degenza all’ospedale Pertini e di cui nutro stima
“Il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni.” E’ una frase di Fëdor Dostoevskij tratta dal suo celebre libro Delitto e castigo
Sono Mario Torrenti un detenuto che sta scrivendo dall’infermeria del carcere di Rebibbia di Roma. Avendo trascorso circa metà della mia vita nelle carceri italiane, ho avuto modo di constatare e meditare su determinate condizioni carcerarie che rendono alcuni detenuti più detenuti di altri.
Sono le detenute madri con bambini rinchiusi nelle sbarre fino a che questi non arrivino ai 3 anni e ciò credo che sia una cosa disumana: che sarà di queste piccole anime innocenti traumatizzate, che dell’infanzia conoscono il tunnel della giustizia? Penso a loro essendo padre di quattro figli, posso immaginare un giorno quale choc possano vivere questi bambini nel crescere. Bisogna far sì che la società si renda conto del dramma di queste creature rinchiuse dentro quattro mura, dove non conoscono sin dall’inizio della loro vita il concetto della libertà.
I bambini sono patrimonio dell’intera comunità.
Vorrei che quanto prima si prendesse un provvedimento parlamentare per far sì che questi bimbi, insieme alle loro mamme di cui hanno vitale bisogno, siano accolti in una struttura senza sbarre e guardie in divisa, per farli crescere senza il pericolo che essi stessi diventino a loro volta criminali a seguito di una esperienza che li ha incisi così profondamente.
Altra categoria maggiormente penalizzata sono i diversamente abili, anche in questo caso vorrei che fosse preso un provvedimento parlamentare per rendere loro più semplici le condizioni quando sussistano delle barriere architettoniche. Basterebbe creare una struttura adeguata alle loro condizioni e sconterebbero così una sola pena. Il loro numero non è tale da impensierire il sistema, si eviterebbe così il supplizio aggiuntivo di dover subire le barriere architettoniche.
Io nel caso specifico sono affetto da crisi epilettiche “grande male”, una patologia che mi impedisce di mangiare ,di ingerire cibi solidi, per cui ho perso più di 40 kg e mi trovo in una situazione di deperimento che ha coinvolto anche le mie funzioni motorie. Sono padre di quattro figli e ritengo che anche loro abbiano l’esigenza ed il diritto di avere la mia presenza; se adeguatamente controllato, non credo che la società possa ribellarsi contro un portatore di handicap che sconta la sua pena detentiva ai domiciliari se la pena detentiva già scontata lo ha rieducato alla vita sociale.
Sono persuaso che chi è ammalato e mi creda che oltre a me in questa infermeria c’è chi rischia di chiudere gli occhi e non riaprirli più, possa scontare una pena alternativa al carcere e chiudere così il proprio conto con la giustizia.
Perche’ fare scontare due pene al reo ed una pena a degli incolpevoli?
15/06/2020 Mario Torrenti
Concludo l’intervento con una poesia scritta dallo stesso autore
Vorrei fermare lo sguardo su un’uccellino per distogliere i miei occhi da questa terra, perché nel bene o nel male c’è la pace, Altro che qua’ sotto con questo casino, Sarà che sogno e c’ho fantasia, ma io ce vivo de ste cose qua’ e se me levi questo con questo mondo infame me fai litiga. Però L’amore, quello ancora non l’hanno ammazzato, Perché nel core mio non c’è mica un morto ….. E se lo dico io fatece affidamento, è questa la parola de n’omo innamorato. È bello sapere che fori a ste sbarre c’è na maschietta che te vole bene te ferma i singhiozzi,e poi non te fa’ piagne anche se alle mani c’ho sempre le catene. E mo’ con sta condanna sulla schina che se ricconto alla coscienza mia tutto ciò che glie dico con lanternino me svaga la bucia. Ma voglio parla’ d’altro no’de sta’ galera, quella la vivo per tutta la giornata,e mo’ sta poesia me deve da na’mano a falla sta almeno un po’ lontana. Tornando all’uccellino sta’ poesia potrebbe pure parla, ma ne voglie ne fantasie infondo Er mondo ta poi comanda. Ammeno che non sei n’ergastolano strippando e sognando te sentirai un fesso. E l’uccellino è su nel cielo e vola, lo guardo e dico speriamo lui non conosca mai la gabbia, guardando su nel cielo me sentirei ancora più fesso.
17/06/2020. Mario Torrenti
Pubblico con piacere il commento di Patrizia da Brescia
Ci sono reati e reati. Certo, chi ruba per necessità, (una minoranza nella minoranza) come si suol dire, non dovrebbe neppure entrare in carcere. Tuttavia, secondo il tuo punto di vista, cosa è la giustizia?Se io commettessi un reato e ne sono consapevole, perchè mai non dovrei essere giudicata e quando ritenuta colpevole, non entrare in carcere? Se poi ho pure uno o più bambini, è ovvio che me li devo portare appresso perchè c’è una legge che sostiene il minore deve stare con la mamma, e fa niente se questa è una criminale. Dare in custodia a parenti o ad una famiglia fino a quando io non ho espiata la mia colpa, sarebbe una cosa giusta per i piccoli? Sì, meglio che stare dietro a delle sbarre. Sono innocenti quei bambini, non hanno alcuna colpa se si sono trovati dei demoni anziché un babbo e una mamma per bene.Non trovo giusto abbonare le pene, soprattutto se persistenti, con la scusa di tutelare i minori. Ad ogni modo, a Verziano, ( carcere femminile di BS) quei pochi bambini che sono dietro le sbarre, sono aiutati e supportati da pasicologi, sociologi e volontari che li fanno divertire con giochi di gruppo e li aiutano pure ad eseguire i compiti. Altresì, non rimangono 24 ore in carcere ma escono e poi la sera rientrano per stare con le proprie mamme. Non ricordo gli orari di uscita e rientro… ma so che non sempre guardano il cielo a quadri.
21/06/2020 Patrizia
Ritengo che il carcere debba tendere al recupero di chi sbaglia, gli unici a cui non concederei alcuna attenuazione sono quelli che si macchiano di reati infamanti contro i bambini. Nell’articolo mi sembra che sia questo l’indirizzo indicato