E’ quanto mi ha chiesto di scrivere sull’argomento un lettore, commentando il mio blog.
Come sottrarmi a questa istanza? In fondo a molti, in modo più o meno esplicito o sottaciuto, piace il tema e come dargli torto; anche io che non sono ginecologo, ogni tanto ci do un’occhiata
Non è da oggi che l’oggetto del desiderio è un tema molto gettonato; senza partire dalle origini del mondo (non il celebre quadro di Gustave Courbet) chi sdoganò ed esaltò quel triangolino peloso della felicità fu Pietro Aretino
“Nel ben fotter ogn’uno si diletti
e pensi in usar ben cosa sì ghiotta,
perché alla fine il culo ovver la potta
sono del bello e buon dolci ricette”
E così perdendosi nei secoli passati e futuri, l’organo sessuale femminile rimane quell’oscuro oggetto del desiderio. Vulva, sempre vulva, fortissimamente vulva.
Di questo potere le donne ne sono ben consce e più di una lo ha usato, anzi ne ha abusato, per raggiungere i propri obbiettivi,
un esempio emblematico è la “Pimpaccia”. Non pensate male, è il soprannome che diede Pasquino a donna Olimpia, che prima di aver letto qualcosa di lei pensavo fosse solo una via di monte verde a Roma.
Nativa di Viterbo alla fine del 1500 da famiglia facoltosa, era destinata, insieme alle due sorelle, a vita monacale per lasciare intatto il patrimonio all’unico figlio maschio della famiglia.
I genitori non fecero però i conti con il caratterino, per niente docile, della figlia che con uno stratagemma in cui non esitò a denunciare un povero frate di molestie sessuali, episodio rivelatosi infondato, che le evitò il convento e le consentì di sposarsi a 16 anni. Non pensate che in questo la povera Olimpia abbia fatto calcoli, a sua insaputa il marito aveva accumulato un ingente patrimonio ed aveva una età decisamente avanzata; dopo tre anni, morì lasciandole un ingente patrimonio che le avrebbe permesso di vivere una vita comoda ed agiata. Ma Olimpia era ambiziosa e preferì investirli per trarne il massimo beneficio possibile. Lenito l’immenso dolore, vide passare di lì per caso Pamphilio Pamphili di nobile quanto decaduta famiglia romana e fu colpo di fulmine: lei sposò la nobiltà e lui i suoi soldi vivendo felici e contenti nella di lui casetta a piazza navona.
Bella famiglia la loro, qui conobbe il cognato e siccome doveva investire i soldi ereditati, non essendo stato ancora inventato il lotto puntò sul cavallo vincente, il cognato che grazie a lei divenne papa Innocenzo X.
Grato di ciò, oltre che stilare un testamento in cui la nominava unica erede, le concesse di occuparsi di qualche affaruccio a Roma.
Si sa, quando una cosa appassiona ci si lascia prendere la mano e così fini col mettere il naso dappertutto, dando adito alle malelingue che dubitavano della spiritualità del loro connubio. Nel suo salotto (e forse anche nel suo letto) passava la meglio società ed in quelle occasioni si decideva il destino di Roma, naturalmente pilotato da donna Olimpia Maidalchini. La sua influenza era tale che quando si decise di fare un restilyng di piazza Navona, invece che al Borromini, preferito dal papa, l’opera fu affidata al Bernini che convinse la pimpaccia regalandole il modellino ipotizzato, naturalmente in argento massiccio, così nacque la fontana dei fiumi.
La sua fortuna si concluse nel 1655 a 63 anni (la sua potta non la voleva più nessuno) quando fu eletto in qualità di papa un suo nemico, Alessandro VII
Quanto c’è ancora da scrivere, meglio annoiarvi un po’ per volta, a seguire…..
6 giugno 2022 Enrico Masucci
Davvero interessante, non conoscevo questa storia .. ho un solo commento da fare .. Olimpia..gran donna !
C’è poco da commentare…..conoscere la storia della PATONZA ( così la chiamava anche Roberto Benigni) avvalora quanto fosse… ed è… al centro della storia del mondo….!!!!!
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