E’ quello che mi viene in mente vedendo le proteste di chi, come tutti noi, è costretto a subire il lookdown, soprattutto i negazionisti; i più almeno, pur imprecando contro la pandemia, hanno il buon senso di lasciar fuori i governanti dalla disputa ed evitano di puntare il dito contro di loro. Intendiamoci, che la cosa non sia stata gestita al meglio e si possano fare molte critiche sull’operato è legittimo e fondato, ma nel nostro orizzonte politico non vedo menti illuminate che avrebbero potuto salvarci attuando misure diverse; anzi, vedo posizioni altalenanti che vanno da “il coronavirus è sopravvalutato” al “chiudiamo tutto senza mezze misure” ed il bello che ad esporre queste tesi è la stessa persona, sia di destra che di sinistra; se poi confrontiamo le misure adottate negli altri paesi, il nostro può essere citato come esempio di virtù ed avvedutezza.
Il complottismo non è un’invenzione attuale, la sua origine si perde nella notte dei tempi, ma senza voler andare troppo lontano nel tempo, ricorderei l’avvocato siracusano Mario Adorno, che durante il colera del 1836 nel meridione, propagandò la tesi che a diffondere il morbo fosse stato il governo borbonico per eliminare le popolazioni meridionali e creare così un nuovo ordine mondiale voluto dall’Austria o dalla Francia; così ce lo descrive Luigi Settembrini. In verità il colera arrivò in Italia attraverso navi inglesi e francesi che provenivano dalle indie e trovò terreno fertile alla sua diffusione a causa delle pessime condizioni igieniche che caratterizzavano le grandi città. Data la sua posizione influente, l’avvocato Adorno godeva di grande stima e fece presto a fare proseliti in tutta la Sicilia; poi si scoprì che la falsa notizia era stata creata per vendetta dovuta al fatto che i Borbone spostarono il baricentro del potere da Palermo a Napoli. L’epilogo della vicenda fu che Mario Adorno e suo figlio, pare insieme a circa 300 adepti, furono arrestati e passati per le armi. Anche all’epoca, il governo borbonico adottò misure di lookdown simili a quelle che stiamo vivendo ora ed in circa sei mesi sembrò che il colera fosse stato debellato arrivando a 0 il numero dei contagi. Mai in precedenza fu commesso errore più grave di quello di tornare alla normalità (oggi lo abbiamo ricommesso), l’anno successivo riesplose la seconda ondata peggiore della prima in cui morirono decine di migliaia di persone, perché i commercianti e le classi di potere economico non volevano subire un nuovo danno economico. La conclusione si ebbe nel 1884 (nuova epidemia), quando per risolvere definitivamente il problema si rase al suolo Napoli e si risanò (il periodo è appunto denominato “risanamento”) trasformando la Napoli originaria. C’è anche da dire che ormai il sud era stato annesso dai Savoia e quindi si può far peccato a pensar male ipotizzando che i regnanti ne approfittarono per togliersi qualche soddisfazione: che anche questa volta si sia indovinato?
Tornando ai nostri giorni, tutti noi non ce la facciamo più, ma ritengo che sia meglio adottare le misure più drastiche possibili per un mese e poi gradualmente riabituarci alla normalità che optare per mezze misure ed andare avanti tra semilibertà ed arresti domiciliari.
Da Maria Grazia Barbieri ho ricevuto il seguente commento che pubblico:
A mio avviso, richiudere tutto per un mese sarebbe più dannoso per gli italiani piuttosto che una risoluzione al problema. Credo che bisognerebbe rispettare le norme che sono state implementate continuando però a lavorare. La soluzione ottimale, ma irrealizzabile, sarebbe stato chiudere tutto fino all’arrivo del vaccino ma a quel punto probabilmente saremo morti di fame e non di covid. A un anno di distanza ormai da tutto questo l’unica soluzione visto appunto la drammatica situazione degli italiani(sempre secondo il mio modesto parere) è permettere a tutti di lavorare con attenzione
08/03/2021 Enrico Masucci