L’aforisma che è in bella mostra come slogan di questa sezione lo ripropongo come argomento di discussione di questo articolo.
Pochi giorni fa è apparsa sui giornali la notizia che in Pakistan una bambina di 8 anni, nata in estrema povertà, è stata torturata ed uccisa da una coppia di coniugi a cui era stata affidata perché provvedessero a farla crescere ed anche istruirla, in cambio di un aiuto nelle faccende domestiche. Motivo di tale infame delitto è stato quello di essere colpevole di aver lasciato scappare una coppia di pappagalli. Ad 8 anni. Inutile dire che da aiuto, era stata ridotta ad uno stato di schiavitù.
Frequento un social i cui argomenti trattati sono dei più faceti, quando non sono deliranti; la cosa ci può stare, di solito si frequentano per alleggerire la giornata trovando un momento di relax, ma si utilizzano anche come mezzo di confronto con gli altri per meditare sulle impostazioni di vita che ognuno di noi ha.
Ho postato l’argomento trattato in questo articolo su tale social per verificare se la mia indignazione fosse condivisa e se dalla discussione che ne avrebbe dovuto seguire potessero emergere idee che portassero a soluzioni per evitare che a questi bambini fosse privato di vivere la propria infanzia.
Totale risposte ZERO
nessuno che abbia detto una parola da cui trasparisse amarezza per la vigliacca azione compiuta da quei coniugi; io sarò fin troppo sensibile, ma quando leggo di episodi cruenti nei confronti dei bambini, anche se dovuti a casi fortuiti, non riesco ad evitare un senso di malinconia che mi toglie tutte le forze. Come possiamo sperare di fondare un mondo migliore se di fronte a fatti del genere rimaniamo indifferenti? Siamo diventati così aridi ed egoisti da disinteressarci di quello che accade in casa del nostro prossimo, anche se distante migliaia di km?
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno che potesse protestare
è un sermone del pastore Martin Niemöller sull’inattività del popolo tedesco in seguito all’ascesa al potere dei nazisti e delle purghe dei loro obiettivi scelti,