Concludo le scorribande extracomunitarie dei buoni cattolici con un fatto che ha lasciato agghiacciato anche me, che sono abbastanza navigato.
Qualcuno di voi conosce Jasenovac in Croazia, o quanto meno ne ha sentito parlare? Tradotto in italiano vuol dire “bosco di frassini” ed è una cittadina che di attraente non mi sembra abbia nulla, almeno dalle fotografie pubblicate e dista meno di 250 km da Trieste. Purtroppo il suo nome è legato a degli edifici che costituivano l’Auschwitz del vaticano e dove, nella neonata repubblica croata del dittatore prestanome Pavelic, nel 1941 furono trucidati migliaia di serbi, ebrei e rom. Fu costruito e gestito dagli Ustascia (integralisti cattolici) e diretto, tra gli altri, per 2 mesi da Miroslav Filipović-Majstorović.
Un nome vale l’altro direte voi e questo è pure difficile, vero salvo evidenziare che il nominativo in questione era un frate francescano. Anche per il cardinal Stepinac, ovviamente collaboratore di quel regime, questo era troppo ed acconsentì che l’ordine lo espellesse, dopo di che, alla fine delle ostilità fu giudicato e condannato a morte per impiccagione a cui si presentò con la divisa francescana.
Questi turpi avvenimenti si possono leggere solo lontano dai pasti. Verificate voi stessi su internet, basta che digitiate Jasenovac.
Passiamo adesso ai prodotti casarecci, non c’è che l’imbarazzo della scelta. Partiamo da quello che appare l’eccellenza, secondo le dicerie, degli omicidi in odor di…vaticano, il delitto Mattei e per una migliore comprensione, seguiamo un filo conduttore cronologico.
Era il 27 ottobre 1962 e nei cieli di Bascapè, in provincia di Pavia, esplodeva l’aereo che portava a bordo il presidente dell’Eni.
“Sono passati oltre cinquant’anni da quel 27 ottobre 1962, quando l’aereo su cui viaggiava Enrico Mattei precipitò nella campagna pavese. Cinquant’anni di omissioni, bugie, depistaggi di Stato che hanno visto anche la stampa in gran parte schierata a confondere fatti e prove anziché contribuire a cercare la verità, così come dimostra questo libro, secondo la drammatica ricostruzione di Sabrina Pisu e del p.m. Vincenzo Calia, titolare dell’inchiesta avviata nel 1994 e conclusa nel 2003. Non si trattò di un “tragico incidente”, fu “un omicidio deliberato”, qualcuno sabotò l’aereo che precipitò in seguito a un’esplosione. Calia offre un quadro completo dei motivi per cui molti volevano fermare Mattei. Le ipotesi costruite su una documentazione vastissima, raccolta in anni di ricerche, sono rivelatrici. Come scriveva Bocca, “la verità dà ancora fastidio”, troppi gli interessi in gioco. Il giornalista Mauro De Mauro, sollecitato dal regista Francesco Rosi a collaborare alla lavorazione del film “Il caso Mattei”, scomparve nel nulla subito prima delle rivelazioni che si apprestava a fare. Chi nel tempo provò a indagare sulla sua morte fu ucciso: il commissario Boris Giuliano, il pm Pietro Scaglione, il generale Dalla Chiesa, il colonnello Ninni Russo, il giudice Terranova. Anche Pasolini, che stava scrivendo il romanzo “Petrolio” con protagonista il successore di Mattei, Eugenio Cefis, fu ammazzato. Vite sacrificate per servire lo Stato e che lo Stato, incapace di processare sé stesso, non ha difeso Pietro Scaglione, il generale Dalla Chiesa, il colonnello Ninni Russo, il giudice Terranova. Anche Pasolini, che stava scrivendo il romanzo “Petrolio” con protagonista il successore di Mattei, Eugenio Cefis, fu ammazzato. Vite sacrificate per servire lo Stato e che lo Stato, incapace di processare sé stesso, non ha difeso.” (cit.)
Riprendo fiato, in questo frattempo spero di sentirmi dire che la mia è una ricostruzione farneticante