W LA GUERRA (del petrolio)

Dando un’occhiata ai prezzi di petrolio e gas nell’ultimo quinquennio (dati MISE, Ilsole24ore, DolomitiEnergia), si nota come ad una relativa stabilità osservabile nel periodo pre-pandemico sia seguito un crollo corrispondente ai primi mesi della pandemia; da allora i prezzi si sono lentamente rialzati e la loro crescita non si è più arrestata. Con lo scoppio poi del conflitto Russo-Ucraino, nel discorso pubblico si è insinuata la convinzione che l’esagerato aumento del prezzo dell’energia sia una diretta conseguenza della guerra.
Sia i prezzi dei derivati (benzina, diesel e GPL), che il petrolio Brent e l’indice PSV del gas hanno continuato la loro scalata fino ad un primo picco raggiunto ad inizio 2022, in corrispondenza dello scoppio del conflitto. Complice anche l’imposizione delle sanzioni alla Russia, ma che di fatto si sono torte contro di noi, sull’importazione di gas russo, il peso sulle economie delle famiglie italiane relativo alle spese per bollette e automobile è aumentato significativamente, e non vi sono segni che possa a breve tornare più sostenibile.
L’intera architettura della distribuzione europea di energia si sta infatti rapidamente modificando: la distruzione del gasdotto NorthStream (che collegava Russia e Germania e il cui sabotaggio si è scoperto essere di matrice statunitense) ha rappresentato fisicamente l’interruzione della fornitura dai giacimenti russi ed ha accelerato la creazione di nuovi canali di importazione (via gasdotto dal Nord Africa) e l’aumento delle capacità di gassificazione (per poter ricevere le importazioni di gas via nave). Questo potrà essere un vantaggio strategico nel lungo periodo per il nostro paese, grazie alla centralità nel Mediterraneo, ma difficilmente si tradurrà in diretti benefici per le nostre tasche.
Inoltre è necessario considerare che il prezzo espresso al consumatore dipende non solo dal prezzo della materia prima: è infatti noto che qualsiasi governo ha utilizzato la distribuzione di energia come mezzo per “tassare” i propri cittadini. Ecco che quindi la politica ha sfruttato la sempre crescente necessità di energia della popolazione e delle imprese per sostentare le proprie azioni; il prezzo al consumatore di benzina e diesel è quasi raddoppiato a causa delle accise (0.728 €/L sulla benzina, a fronte di un costo della materia prima di 0.758€/L; 0.617€/L sul diesel, materia prima a 0.910€/L; 0.267 €/L sul gpl, materia prima 0.508). Osservando dunque le motivazioni per le imposizioni di tali accise notiamo come la politica le abbia utilizzate per finanziare guerre, come gli interventi in Libano, nei Balcani e poi in Libia, e operazioni umanitarie, come le ricostruzioni post-sisma. Mi sorge spontanea la domanda se non possa essere una migliore idea la creazione di un fondo nazionale o internazionale per la gestione di tali emergenze, piuttosto che il progressivo strangolamento delle tasche degli italiani.
Altrettanto mi sorge spontanea la domanda di chi sia la responsabilità degli aumenti di prezzo? c’è un prezzo all’origine ed uno alla rivendita su cui gravano inoltre accise ed iva, dove avviene il misfatto?
Normalmente i prezzi del carburante vengono stabiliti in contratti di lungo termine e senza possibilità di variazioni; quindi mi sentirei di escludere i produttori; nonostante abbia effettuato delle ricerche in internet, non sono riuscito a trovare risposte credibili, anzi non ne ho trovate affatto, indice che non si vuole chiarezza. Se prendiamo per buoni i dati che Crozza ci comunica nel filmato, direi che sono i rivenditori (Eni, Enel, ecc.) ad essere i colpevoli della speculazione., dato che le accise sono un’imposta applicata sulle quantità e non sul costo
E’ in questi aspetti che la politica, specialmente quella Europea, è maggiormente impotente, paralizzata dagli enormi conflitti di interesse che la percorrono; e piuttosto che agire in difesa degli interessi della popolazione, la vediamo dimenarsi cercando di evitare la radice del problema. Ritengo sia gravissimo e inaccettabile che all’interno dell’Unione Europea vi siano attori che spingano politiche fiscali apertamente in conflitto con quelle degli altri Stati, atte a favorire il proprio benessere prima di quello dell’Unione. Si pensi olandese, che ha spinto negli ultimi anni un importante numero di aziende italiane (tra cui anche ENI ed ENEL) a spostare il proprio “domicilio fiscale” nel paese dei tulipani per pagare meno tasse, a danno dell’economia interna italiana. VERGOGNA
04 marzo 2023 Francesco Latini

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3 Commentì

  • Il discorso è sempre quello e cioè che le accise nascono come tassa a carico dei produttori ( per es. di petrolio ) che sono così obbligati a intensificare i controlli sull’impatto ambientale del prodotto, ecc. Soli che i produttori ricaricano il costo dell’accisa sui distributori e di conseguenza questi li affibiano a noi. Sarà sempre così. Amen

  • È la conferma che, in generale, le sorti del mondo sono in mano a pochi personaggi e/o aziende.
    Così è se vi pare, ricordate?

emasucci

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